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Visualizzazione dei post da febbraio, 2022

Controfattuale (3 a-c)

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Meno male che quella volta Paolo Mieli, invece di andare alla consueta riunione organizzativa di Potere Operaio, decise di far fruttare quelle centomila lire sgraffignate alla povera nonna ipovedente regalandosi una sontuosa cena a base di ostriche e champagne - il piatto tipico di chi porta sempre il portafoglio a destra. Si accorse appena in tempo dell'indigestione in corso, prima che il vicino di tavola gli facesse notare, con aria melliflua, quanto fosse in pendant con la tovaglia in raso color ottanio del locale: e tutti noi sappiamo che quel tipo di indigestione si cura solo nella patria della civiltà postumana, vale a dire Chicago. Mieli si salvò e, in segno di ringraziamento, divenne un convinto neonazista. Avete appena ascoltato la prima puntata de "L'Ucraina in cento secondi". Meno male che quella volta non era davvero quella volta, ma quella subito prima, in anticipo su quell'altra, anche se non in tempo necessario per preludere a quella famosa, che tan

Controfattuale (2 a-c)

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Meno male che quella volta Jean-Paul Sartre, prima di farsi una solenne riga di coca sul posteriore esistenzialista di una delle sue studentelle che vengono dalla campagna, pensò alle battaglie di Amnesty International. Un profondo senso di nausea lo colse: inadeguatezza dinanzi ai problemi del mondo, forse, ma anche un segnale inequivocabile che i clamori dell'universo laico lo avevano ormai disgustato e che era giunta l'ora di ritirarsi nel silenzio della meditazione monastica. Già si era parlato di Premio Nobel per la Letteratura, ma no: quelle facezie lasciamole ai Bob Dylan della situazione. Il regno di Sartre non è di questa terra. Meno male che quel ramo del lago di Como non volgeva a mezzogiorno, altrmenti ci saremmo frantumati tutti quanti le palle con quelle diafane, inconsulte imitazioni del romanzo storico d'Oltremanica attraversate da quelle storie d'amore impossibili e anodine a loro volta funestate da calate militari, qualche reazione giustificata dei cor

Controfattuale (1 a-c)

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Meno male che la Germania non ha perso la Seconda guerra mondiale. Ce la siamo vista davvero brutta ad un certo punto, e tutto perché pensavamo che i comunisti mangiassero i bambini, quando invece ce li hanno schierati tutti al fronte. Pensate solo all'orrore se avessero davvero vinto gli Alleati: la gente in fila per darci dei brutti e dei cattivi ai processi pubblici, la rottura di coglioni di doversi scegliere un nome latineggiante (sperando non l'avesse già preso un luchador), addirittura l'umiliazione di farci dileggiare da un Benigni. Per fortuna ora è tutto alle spalle e possiamo tornare ad occuparci di cose serie. La parola passa al ministro della razionalizzazione genetica, Frau Emma Bonino. Meno male che quella domenica notte di cinquantadue anni fa Pino Saulo si trovava nello stesso night club di Singapore in cui i Velvet Underground tennero il loro ultimo concerto, prima di essere arrestati e condannati a morte per decapitazione secondo l'implacabile legge d

Zeugma - Calci di rigore

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  Perché usare le metafore, se si può essere diretti? Perché, ad esempio, dire di qualcuno che ha "esalato l'ultimo respiro" o "se n'è andato senza soffrire" (cosa che peraltro io faccio sempre quando qualcuno a una festa mette su i Nickelback ) se, più prosaicamente, è morto ? Perché esprimersi con aria contrita "eh, sai, ha un brutto male", abbassare la voce quando nel nostro campo visivo entra un deambulante in carrozzina o costringersi a pensare che sì, è vero, il figlio della tua migliore amica è omosessuale, ma in fondo è come gli altri? (Sbagliato: tutti gli omosessuali hanno un polmone in più.) Avevo in mente di affrontare il discorso con tutta la serietà deontologica che mi può essere consentita in occasione dell'ultima apparizione ufficiale di Zeugma, ma avrei dovuto parlare di volontà e intenzione, di modelli di atti linguistici basati sull'assunzione di responsabilità da parte del parlante e sul riconoscimento operato dall'