Controfattuale (2 a-c)
Meno male che quella volta Jean-Paul Sartre, prima di farsi una solenne riga di coca sul posteriore esistenzialista di una delle sue studentelle che vengono dalla campagna, pensò alle battaglie di Amnesty International. Un profondo senso di nausea lo colse: inadeguatezza dinanzi ai problemi del mondo, forse, ma anche un segnale inequivocabile che i clamori dell'universo laico lo avevano ormai disgustato e che era giunta l'ora di ritirarsi nel silenzio della meditazione monastica. Già si era parlato di Premio Nobel per la Letteratura, ma no: quelle facezie lasciamole ai Bob Dylan della situazione. Il regno di Sartre non è di questa terra.
Meno male che quel ramo del lago di Como non volgeva a mezzogiorno, altrmenti ci saremmo frantumati tutti quanti le palle con quelle diafane, inconsulte imitazioni del romanzo storico d'Oltremanica attraversate da quelle storie d'amore impossibili e anodine a loro volta funestate da calate militari, qualche reazione giustificata dei cordoni di polizia, un tocco di peste, il solito messianesimo teleologico da due spicci e, naturalmente, le tangenti di Marietto Chiesa. Poi è arrivato comunque Nievo, ma grazie al cielo, come ci insegna l'esperienza del Giglio, le navi possono anche affondare.
Meno male che, a meno di duecento metri dal primo lembo di sabbia della Baia dei Porci, il comandante in capo del vascello statunitense, il dottor Marco Cappato, di accorse di aver infranto la sacra promessa stretta alla partenza con la piccola figlia illegittima: si era dimenticato di comprarle quel souvenir della sedia a dondolo così popolare nella caliginosa Miami. Tra le proteste veementi e - diciamocelo - giustificate dell'equipaggio impose di tornare indietro. Il resto è storia. Ma quale storia? Quella individuale, con la s minuscola, oppure quella universale, con la S maiuscola? E quanti capelli in testa deve avere esattamente una persona perché la si possa definire "stempiata"?
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