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Visualizzazione dei post da marzo, 2022

Controfattuale (6 a-c)

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Meno male che mio cugino, prima di sbandierare al popolo dei social network il proprio imbattibile expertise in geopolitica, ricevette la chiamata inaspettata di una zia di Pizzo Calabro che aveva sentito per l'ultima volta nel 1974, quando, ad appena dieci anni, durante un pranzo di famiglia, aveva fatto una battuta a tema 'ndrangheta che voleva dirsi scherzosa ma che, visti i trascorsi criminali di lunga data di zi' Michele, aveva causato un mezzo incidente diplomatico e la poco scherzosa promessa che, la prossima volta, sì, insomma, un pilone libero lo si trova sempre. Zia Lucia, tuttavia, questa volta aveva chiamato mio cugino per comunicargli una novità fondamentale: aveva appena avuto un'illuminazione, osservando zi' Michele svitare una lampadina, su come andasse risolta la crisi militare nel Donbass e come la diplomazia dovesse mediare fra le parti in causa. Il ragionamento, effettivamente, non faceva una piega. Mio cugino chiuse il suo account Facebook, che

Controfattuale (5 a-b)

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  Meno male che Luigi Russolo, dopo aver intinto la penna d'oca nel calamaio, si rese conto di non aver mai saputo leggere la musica, figuriamoci scriverla. Che cosa pensava forse di fare, come pensava di districarsi in quella selva di pentagrammi, chiavi, alterazioni, pause se non conosceva nemmeno la differenza, non dico tra cazzi e palazzi, ma tra un LA e un SOL? La ragione per cui Russolo non sapeva leggere né scrivere musica era semplice: era cieco e sordo. E pure mutilo delle mani, strappategli da Marinetti in un impeto di furia futurista in uno dei tanti dopopartita Juve-Sambenedettese degli anni '10 (Marinetti aveva puntato 7000 lire sulla vittoria della Juve e aveva perso). A ben pensarci, poi, chi potrebbe davvero giurare sull'onore della madre e della patria che la bocca per parlare, almeno quella ce l'avesse? D'altro canto un Intonarumori si può anche appaltare con il pensiero. Dunque è meglio non parlare per niente di Luigi Russolo. (Se questo frammento

Controfattuale (4 a-c)

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Meno male che in quell'afosa notte agostana di Roma, uno scenario raccapricciante che da solo potrebbe coprire tutta l'ambientazione della prima metaforica scena del nuovo pastiche pop di Sorrentino, Richard Gere ebbe una sorta di ripensamento, prima di aprire quella gabbietta in metallo sfuggita ai rigorosissimi controlli di Fiumicino, afferrare delicatamente lo spaventato gerbillo che vi si trovava dentro e spalancargli nuovi, inusitati universi di rettitudine. In quelle vibrisse tremolanti Richard rivide, chissà poi perché, il ghigno di mefistofelico situazionismo di Roberto D'Agostino, e si trovò a chiedersi se volesse davvero conquistare la paginona centrale di Dagospia. La risposta, ovviamente, era no, e quindi, purtroppo, non se ne fece più nulla. Meno male che il Duce, uscito come sempre di buona mattina per la sua seduta di jogging littorio, ebbe l'accortezza di non portare con sé l'iPod Shuffle che gli era appena stato regalato dall'amico Nicola Bombac