Controfattuale (17 a-c)

 

Meno male che Giuseppe Conte, chiamato a formare la settima squadra di governo diversa in due mesi, questa volta con l'appoggio esterno del Partito Repubblicano, del Popolo della Famiglia e di Italexit, decise di rinunciare in partenza all'impresa impossibile e rimise il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica Corrado Augias, che senza perdere tempo convocò il dirigente superiore della Polizia di Stato Nunzia Ciardi (già in passato affidabilissima servitrice dello stato, specializzata nell'identificare e combattere reati legati alla pedopornografia) e le intimò di formare un governissimo di unità internazionale, così ampio da ricomprendere membri del Mossad, del gabinetto reale del Bhutan e, naturalmente, del consiglio di amministrazione di Amazon. Il governo Ciardi sarebbe rimasto in carica per quarantacinque anni, sette mesi e ventisei giorni, venendo costretto alle dimissioni solo quando lo stesso Conte, divenuto nel mentre un guerrigliero venezuelano, si rese conto di aver dimenticato nel suo vecchio ufficio l'unica foto esistente al mondo del triumvirato Stalin-Trockij-Bucharin: penetrato di notte nel palazzaccio per recuperarla, vi trovò il fantasma di Gianni De Michelis impegnato a farsi ungere i capelli da un plotone di undicenni thailandesi. Lo scandalo fu immediato.

Meno male che Valeria Fonte, una volta eletta commissaria liquidatrice di quel che rimaneva della Juventus, formò uno squadrone della morte con lo scopo di sterminare ogni presenza maschile nell'arco di 40 chilometri dallo Stadium, impresa resa possibile dalla connivenza della giunta torinese in cui, ormai da tempo, aveva preso il sopravvento la convinzione che il patriarcato fosse finalmente alle proprie battute finali. Un aneddoto succulento nel merito: appresa da una spia mai rivelatasi la notizia che la Fonte lo avrebbe giustiziato personalmente, Andrea Agnelli decise di correre ai ripari e di acquistare, con le plusvalenze rimanenti dal caso Ronaldo, due milioni di copie dell'opus deagostiniano della sua carnefice, per poi spargerle simbolicamente in tutti gli angoli dell'ampio salone in cui solitamente si riuniva il consiglio d'amministrazione della Juventus. Fu una mossa disperata che, tuttavia, alimentò la rabbia della Fonte, anche perché Agnelli aveva dato mandato di acquistare la prima edizione del libro, filologicamente meno accurata delle successive ristampe. Insomma, uno se le va un po' anche a cercare certe volte.

Meno male che, interpellato per la trentesima volta in una giornata sul caso del ponte sullo Stretto, Salvini ebbe il coraggio di gettare la maschera e dichiarare allo stupefatto giornalista "non lo so". Un saggio diceva che, se più persone al mondo facessero serenamente i conti con la propria limitatezza e ammettessero di non sapere, non solo starebbero meglio loro, ma ne gioverebbe tutto il mondo. E voi, quante volte avete detto in vita vostra "non lo so"? (Gli stratagemmi per evitare le paternità indesiderate non valgono.) Toglietevi quel sorrisino del cazzo dalla faccia e andate a nascondervi in un angolo della vostra lurida stanza. Umiltà, prima di tutto.  

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