Controfattuale (5 a-b)
Meno male che Luigi Russolo, dopo aver intinto la penna d'oca nel calamaio, si rese conto di non aver mai saputo leggere la musica, figuriamoci scriverla. Che cosa pensava forse di fare, come pensava di districarsi in quella selva di pentagrammi, chiavi, alterazioni, pause se non conosceva nemmeno la differenza, non dico tra cazzi e palazzi, ma tra un LA e un SOL? La ragione per cui Russolo non sapeva leggere né scrivere musica era semplice: era cieco e sordo. E pure mutilo delle mani, strappategli da Marinetti in un impeto di furia futurista in uno dei tanti dopopartita Juve-Sambenedettese degli anni '10 (Marinetti aveva puntato 7000 lire sulla vittoria della Juve e aveva perso). A ben pensarci, poi, chi potrebbe davvero giurare sull'onore della madre e della patria che la bocca per parlare, almeno quella ce l'avesse? D'altro canto un Intonarumori si può anche appaltare con il pensiero. Dunque è meglio non parlare per niente di Luigi Russolo. (Se questo frammento di Controfattuale vi ricorda una famosa storiella di Daniil Charms è perché lo è. Questo era il nostro piccolo omaggio ad un bravo traduttore italiano di Charms, Paolo Nori.)
Meno male che quella volta, prima di firmare l'adesione ufficiale al Patto di Varsavia in funzione antiatlantista, il governo italiano presieduto da Valerio Mattioli ebbe l'accortezza di chiedere a Mosca delle garanzie sulla quota legale di minimal techno che sarebbe toccata di diritto ad ogni persona giuridica. Il Cremlino rispose con stizza: di cold wave ve ne possiamo dare quanta ne volete, ma quando le cose cominciano a farsi ricorsive noi, semplicemente, ce ne tiriamo fuori. Avendo appena autorizzato il quarto prelievo forzoso dell'anno il governo Mattioli non aveva semplicemente il peso politico necessario per far valere la propria posizione: fu così che i negoziati saltarono e l'Italia imboccò ufficialmente la strada del turbocapitalismo.
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