Controfattuale (16 a-c)

Meno male che quella volta l'Argentina di Messi, arrivato al suo quindicesimo mondiale e ormai prossimo ai 75 anni, decise di preparare la gara inaugurale contro la selezione di dipendenti di Twitter in un modo innovativo: proiettando su un maxischermo approntato per l'occasione una selezione di film del periodo erotico-esotico di Joe D'Amato dove, al posto delle scene hard, erano stati inseriti spezzoni delle partite migliori di sempre dell'Albiceleste, compilati secondo l'insindacabile classifica di Mauro Suma. Messi pensava, a ragione, che un mondiale organizzato in fretta e furia in condizioni del tutto particolari, in una repubblica peculiare come la Transnistria, necessitasse di un approccio mentale rivoluzionario, che potesse riportare l'Argentina sul tetto del mondo dopo innumerevole tempo. La rotonda vittoria per 37-4 sembrava potesse dargli ragione: poi, certo, qualcuno di notte rubò le pizze con le copie analogiche delle pellicole di D'Amato e le sostituì con un sunto della filmografia dei fratelli D'Innocenzo, cosa che portò l'Argentina ad essere eliminata prematuramente dalla competizione e Messi ad essere linciato sotto casa da un manipolo di nostalgici filomilitari tre giorni dopo il suo mesto rientro in patria, ma questa è un'altra storia.

Meno male che, alla ventinovesima conferenza sul clima ospitata in un resort tropicale dell'Himalaya, l'isola indipendente di Pechino accettò finalmente le proposte del protettorato degli Stati Uniti d'America di abbattere l'innalzamento della temperatura globale a 42 °C per i successivi sei mesi. Per raggiungere più velocemente l'obiettivo prefissato, la Tesla aveva già progettato degli aspirapolveri galattici a purè di patate (quelle della Galizia di due settimane fa), che avrebbero risucchiato il 90% di tutti gli elementi gassosi contenuti nell'atmosfera. Quello che però la Tesla non aveva messo in conto è che, in assenza di nuove piantumazioni, gli aspirapolvere avrebbero sottratto non solo i gas serra, ma anche il poco ossigeno disciolto rimasto libero di fluttuare negli spazi aperti. L'estinzione di massa, vanamente sognata e rappresentata da generazioni di artisti e registi, era divenuta finalmente realtà grazie ad un banale errore di calcolo: lo stesso che fece mio padre ormai trent'anni fa, in una mesta serata primaverile.

Meno male che, all'ennesimo film di merda dei fratelli Dardenne di cui non fregava una mazza a nessuno, il consorzio dei critici cinematografici decise che i tempi erano infine maturi per un completo ripensamento della loro missione: d'ora in avanti i dizionari annuali avrebbero contenuto solamente film i cui titoli avessero un numero di lettere dispari e la cui somma dei corrispettivi valori numerici desse 88 (in ossequio ai nuovi tempi che avanzano, si capisce). Con questa mossa arguta si risparmiarono sedicimila milioni di tonnellate di carta, con un taglio netto del 17% sulle emissioni di CO2 - un colpo astuto che, tuttavia, non riuscì ad impedire la fallimentare conferenza sul clima di cui abbiamo appena detto. Ad oggi una cosa è certa: chi millantasse di avere effettivamente visto quel misterioso film dei fratelli Dardenne ha la stessa credibilità di un mixer funzionante negli studi di Radio Sherwood - risibile.

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