Controfattuale (21 a-b)

Meno male che nel 2130, quando l'archeofonosimbolista Giurgianno Del Magueiros bollò tutte le interiezioni della lingua italiana come espressione della volontà criptopatriarcale della precedente società turbocapitalista, i biografi di Vasco Rossi si trovarono nell'immenso imbarazzo di dover riscrivere da capo il corpus del loro maestro. Si distinsero, a tal proposito, due distinte scuole di pensiero. La prima, più radicale e barricadera, era pronta a sacrificare sull'altare dell'indicibile il verbo del fu rocker di Zocca. L'altra, più trafficona e accomodante, si stava già adoperando per delineare i fondamenti di una complessa teoria linguistica che ne avrebbe retroattivamente riabilitato l'abuso non vero-funzionale di fonemi disarticolati. L'ago della bilancia pendette definitivamente verso la prima fazione quando lo stesso Del Magueiros fece astutamente notare che, non avendo il Blasco l'abitudine quotidiana di sciacquare i propri panni alle fonti di quel plutogiudeomassonico di Philip Roth, era automaticamente squalificato dall'esprimere un proprio coerente pensiero linguistico sulla realtà. Tutti i dischi di Vasco vennero bruciati in pubblica piazza e il suo posto di padre fondatore del rock italiano preso, nei libri di storia, da Bugo.

Meno male che Elly Schlein, candidatasi per la ventiquattresima volta alla segreteria del Partito della Libertà Democratica di Centro con la solenne promessa di rimuoverne per sempre le incrostazioni maschiliste e patriarcali, ebbe l'accortezza di non rivelare nell'ultima intervista pre-silenzio elettorale di essersi recata appena la sera prima nella villa di Arcore del Gran Magistro della Fessa in persona, unica vera eminenza grigia rimasta a manovrare i fili di quello che rimaneva della politica italiana. L'argomento della serata, come poi avrebbero appurato molti anni dopo gli storici della Settima Repubblica, era stata la produzione di vetrocemento in Lombardia. Vi chiederete, allora, perché non confessarlo apertamente? Cosa poteva mai esserci di così losco e misterioso nella produzione lombarda di vetrocemento da bollarlo come argomento tabù? Proprio niente, in effetti. Ma si sa che i politici in fondo vedono giustizialismo dappertutto, e non è forse anche un po' colpa nostra?

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