Controfattuale (10 a-c)
Meno male che quella volta la mamma di Dan Peterson non diede ascolto agli appelli del figlio che, per l'ennesima volta, l'aveva implorata di buttare la pasta nella pentola. Dan non aveva mai imparato bene l'italiano ed era convinto che quel reiterato invito a "buttare la pasta" nelle congiunture chiave di un evento sportivo non fosse altro che un modo per avvicinare nietzschianamente la fine, sbilanciarsi sull'orlo del baratro per riscoprirsi vivi. Tuttavia la madre di Dan era nata con un difetto congenito all'emisfero cerebrale destro che le impediva di comprendere il linguaggio figurato: puntualmente buttava chili e chili di pasta che Dan era poi moralmente costretto a mangiare. Come diretta conseguenza di questa incomunicabilità generazionale, Dan aveva sviluppato tre tipi diversi di diabete, aveva sviluppato una grave intolleranza alle graminacee ed era arrivato a pesare 130 kg. Finché un giorno, mentre Hulk Hogan eseguiva il suo famigerato legdrop sul malcapitato di turno e si apprestava allo schienamento vincente, già rassegnato alla consueta statina che avrebbe dovuto ingollare dopo i canonici 1200 grammi di carbonara per riportare il colesterolo a livelli accettabili, Peterson aprì bocca per annunciare la chiusura delle danze: fu in quel momento che squillò il telefono degli studi. Era proprio sua madre che, leggenda vuole, guardando in diretta il match di Hulk Hogan aveva cominciato a desiderare per Dan un futuro migliore, un fisico diverso. Da quel momento in poi niente più pasta, solo steroidi. La donna ancora non sapeva di aver salvato provvidenzialmente la vita al più grande coach di basket di tutti i tempi. Hulk Hogan, dal canto suo, si sta ancora chiedendo come sia possibile che il suo avversario fosse uscito dallo schienamento ad un semplice conto di due.
Meno male che, alla maliziosa domanda della maestrina xenofemminista sul supereroe preferito di tutti i tempi, il bambino dallo sguardo deciso seduto al terzo banco da sinistra della seconda fila rispose, senza un briciolo di esitazione: "Zorro". Il bello è che lo intendeva veramente: amava le dinamiche gigionesche fra Diego de la Vega e il goffo sergente García, amava la versione al peyote del proto-marxismo-leninismo contropadronale di cui si ammantava il giustiziere mascherato, amava persino quell'evidente nonsense per cui Zorro, indossando una semplice mascherina da due soldi, diventava improvvisamente irriconoscibile per tutti. In fondo ogni bambino, di fronte alle tante ingiustizie del mondo, non chiede altro che di essere un po' Zorro: uno che rimette le cose a posto senza mettere sé stesso davanti agli altri. Sarebbe stato questo, molti anni dopo, a spingere l'ora divenuto senatore Vito Petrocelli ad omaggiare, in un tweet che voleva dirsi innocuo, la sua antica stella polare d'infanzia: ma saltò fuori che Diego de la Vega poteva avere in comune con una regione dell'Ucraina qualcosa in più dell'iniziale "don".
Meno male che alla centoquarantesima edizione del concertone di Piazza San Giovanni, davanti allo sguardo interrogativo di un Maurizio Landini che aspettava di sapere se la sua offerta di esibirsi come headliner per un panino alla salsiccia fosse congrua, i Modena City Ramblers ebbero, per la prima volta in centottanta onorati anni di carriera, un attimo di indecisione. I cento passi erano diventati da tempo diecimila e nelle due ore e mezzo canoniche per ogni esibizione live del collettivo venivano ormai eseguiti, a fatica, non più di sei brani. In più, dopo la seconda rivoluzione fascista del 2030 ogni riferimento al socialismo, utopico o meno spesso reale, era stato forzosamente espunto dalle loro performance: non rimaneva altro che cantare di lambrusco e amori vagheggiati - un po' troppo per degli arzilli duecentenari. Davanti a Cisco si biforcavano due strade: la prima, accettare col pilota automatico e sparire nel tramonto della vergogna; la seconda, rifiutare con dignità ed approfittarne per aprire un nuovo, entusiasmante capitolo artistico. In fondo al nostro cuore conosciamo la risposta: come si fa a dire di no a un panino con la salsiccia?
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