Controfattuale (7 a-c)
Meno male che, in quella sera piovosa che Ruggero Deodato aveva passato a casa dell'amico di sempre Renatino Curcio a scartabellare i curriculum degli attori ansiosi di prendere parte al suo prossimo progetto cinematografico, un foglio volante come per miracolo sporse dal plico di carta straccia che l'Orson Welles di Potenza aveva già visionato con crescente sconforto. E chi lo aveva mai sentito nominare prima?, si trovò a pensare con stupore Deodato, soffermandosi sui tratti volitivi di quel misterioso attore afroamericano, il suo sguardo penetrante, un physique du rôle come non se ne vedevano dagli anni di Béla Lugosi. Fu una questione di un attimo: Deodato cestinò al volo il portfolio di Luca Barbareschi, aitante giovincello col vizietto del neofascismo che aveva espresso l'esplicito desiderio di "ammazzare un maiale" (metafora politica eversiva? Chissà), e alzò la cornetta del rifugio di via Gradoli per effettuare la prima, e forse la più importante telefonata transatlantica della sua carriera. Scelta fortunatissima: se ci pensate, cosa ne sarebbe stato di un film come Cannibal Holocaust senza il suo protagonista Will Smith?
Meno male che, delirante sul letto di morte, il generale Petraeus decise di liberarsi una volta per tutte da quel fardello di segreti che lo avevano inutilmente oppresso per tutta la vita. Si era innamorato di Kim Jŏngŭn dopo averlo visto giustiziare il suo ministro della Difesa (un moderato della corrente forlaniana) in un video snuff finanziato dalla fondazione Bill & Melinda Gates e realizzato in sole 666 copie su vinile serigrafato con accluso il codice per il download da Bandcamp. Da allora, nell'impossibilità diplomatica di recarsi fisicamente in Corea del Nord, aveva alacremente lavorato per distruggere la Nato dal suo interno: aveva scatenato una crisi diplomatica con l'Iran, organizzato il dietro le quinte dell'assalto dei trumpiani al Campidoglio, favorito la vittoria dei Måneskin all'Eurovision e fatto pressioni perché Mancini rimanesse sulla panchina della nazionale italiana. Il suo piano avrebbe funzionato se, all'ultimo momento, Petraeus non avesse scoperto che Kim era morto già da trent'anni in un incidente di kitesurfing ed era stato rimpiazzato da un androide manovrato dall'esterno. Ma si può forse vivere così, dedicare tutta la propria esistenza al raggiungimento di uno scopo che si sa dall'inizio non è a portata di mano?
Meno male che l'olio galleggia sull'acqua che bolle sempre a 100 °C a meno che non ci si trovi in montagna, confidando nel mentre che un po' di mezze stagioni si siano conservate e che almeno qualche nero, oltre alle ambizioni di arruolarsi nel corpo di polizia di New York, senta ancora il ritmo nel sangue. Scherzi a parte: meno male che c'è Gramellini a ricordarci che ogni nazista è in realtà un ragazzo sensibile (come già aveva sostenuto Francesca Mambro in tempi non sospetti) e un potenziale grande appassionato di Kant. Magari Gramellini, nelle pause tra un bel sogno e l'altro, un giorno ci farà il grande piacere di levarsi dalle palle e raggiungere i suoi amici filokantiani in qualche angolo sperduto del multiverso: e chissà che, a furia di criticare le ragioni pura e pratica, non intervenga lo spirito della Storia.
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