Controfattuale (6 a-c)

Meno male che mio cugino, prima di sbandierare al popolo dei social network il proprio imbattibile expertise in geopolitica, ricevette la chiamata inaspettata di una zia di Pizzo Calabro che aveva sentito per l'ultima volta nel 1974, quando, ad appena dieci anni, durante un pranzo di famiglia, aveva fatto una battuta a tema 'ndrangheta che voleva dirsi scherzosa ma che, visti i trascorsi criminali di lunga data di zi' Michele, aveva causato un mezzo incidente diplomatico e la poco scherzosa promessa che, la prossima volta, sì, insomma, un pilone libero lo si trova sempre. Zia Lucia, tuttavia, questa volta aveva chiamato mio cugino per comunicargli una novità fondamentale: aveva appena avuto un'illuminazione, osservando zi' Michele svitare una lampadina, su come andasse risolta la crisi militare nel Donbass e come la diplomazia dovesse mediare fra le parti in causa. Il ragionamento, effettivamente, non faceva una piega. Mio cugino chiuse il suo account Facebook, che a quel punto non serviva più a niente, e si trasferì a Bristol, volevo dire, a Brighton. Zia Lucia è diventata presidente della Corte Costituzionale e si fa chiamare dagli amici, affettuosamente, 'Giuliano Amato'. Io, invece, rimango sempre il solito stronzo.

Meno male che Mario Draghi, prima di firmare il sedicesimo DPCM del mese contenente misure urgentissime per l'instaurazione della dittatura del proletariato, ebbe l'accortezza di rivedere le cifre dei finanziamenti militari e venne percorso da un brivido gelido lungo la schiena: quel beccamorto di Guerini le aveva stimate a circa il 2% del PIL. Il 2%? Ma dove pensava di stare ancora, Guerini, al tempo della guerra fredda? Con un'espressione irritata Draghi prese una penna e aggiunse due zeri dopo la prima cifra. Ora sì che finalmente andava bene! Solo destinando il 200% del PIL agli armamenti si poteva pensare, non solo a rinnovare l'arsenale delle bombe al cobalto (scelta banale e forse inefficace), ma soprattutto ad acquistare un nuovo stock di due miliardi di banchi girevoli assassini. Il piano, come tutti sappiamo, funzionò: la Russia venne rasa al suolo e, da allora, Roma è più conosciuta come culla della Quinta Internazionale.

Meno male che Fedele Confalonieri, nonostante fosse trascinato dal ritmo della suite free jazz che stava suonando al ricevimento per il quindicesimo matrimonio dell'amico di sempre Berlusconi (il primo omosessuale), si rese conto di essere finito completamente fuori tonalità. Ma com'era possibile che, cercando di improvvisare in F, un'alterazione dopo l'altra fosse finito al B? Mentre con una mano accennava un complicato fraseggio flamenco in 15/16, Confalonieri si trovò a fare mente locale: non aveva inserito in repertorio brani di The Caretaker, dunque non poteva essere quello; aveva evitato accuratamente anche composizioni dodecafoniche, che Berlusconi, nei suoi momenti più goliardici, soleva definire "l'equivalente sonoro dell'azione politica del PSIUP"; non aveva nemmeno chiesto a Mats Gustafsson di intonare un duetto. E dunque, cosa mai poteva essere? Con una fulminea intuizione che solo la disperazione può dare, all'improvviso Confalonieri comprese: si trattava dello chignon di Marta Fascina, che aveva deformato lo spaziotempo e deviato la traiettoria cinetica di ogni corpo solido. Chiedere alla deputata di Forza Italia di decapitarsi non sembrava praticabile, così Confalonieri si rassegnò: avrebbe suonato tutto quello che non avrebbe dovuto suonare.


Commenti

Post popolari in questo blog

Controfattuale (25 a-c)

Controfattuale (24 a-c)

Venti verso il 2020