Controfattuale (4 a-c)


Meno male che in quell'afosa notte agostana di Roma, uno scenario raccapricciante che da solo potrebbe coprire tutta l'ambientazione della prima metaforica scena del nuovo pastiche pop di Sorrentino, Richard Gere ebbe una sorta di ripensamento, prima di aprire quella gabbietta in metallo sfuggita ai rigorosissimi controlli di Fiumicino, afferrare delicatamente lo spaventato gerbillo che vi si trovava dentro e spalancargli nuovi, inusitati universi di rettitudine. In quelle vibrisse tremolanti Richard rivide, chissà poi perché, il ghigno di mefistofelico situazionismo di Roberto D'Agostino, e si trovò a chiedersi se volesse davvero conquistare la paginona centrale di Dagospia. La risposta, ovviamente, era no, e quindi, purtroppo, non se ne fece più nulla.

Meno male che il Duce, uscito come sempre di buona mattina per la sua seduta di jogging littorio, ebbe l'accortezza di non portare con sé l'iPod Shuffle che gli era appena stato regalato dall'amico Nicola Bombacci. L'amico Bombacci, questo glielo si doveva riconoscere, era certo molto fedele, però aveva dei gusti musicali veramente di merda: anzitutto era un patito del revival it-pop, quello suonato da gente pelosa tutta uguale che non si lava, e poi non aveva mai tenuto in grande considerazione la svolta death metal dei Napalm Death, di cui Benito era invece strenuo sostenitore. Forse che questa accortezza gli permise di fiutare il pericolo dell'imboscata partigiana nell'aria, salvandogli dunque la vita? In una delle sue ultime interviste, rilasciata a Maurizio Belpietro de Il Bolscevico, Benito sostenne di sì. Noi, ovviamente, non possiamo che credergli.

Meno male che quel che vale è quel che vale, Vale, e allora dimmi, Vale, che cosa vale, Vale? Erano alcuni tra i versi preferiti di Iosif Brodskij che, dopo essere stato investito nel giardino di casa da un catamarano sfuggito alla guida imprudente di un giovane sedicenne, sul letto di morte chiese di farli incidere sulla propria lapide. Il gesto commosse tutti, finché un giorno Beppe Sala, in ossequio formale all'articolo 31, comma 4 ter del diritto canonico, chiese al morto di abiurare la propria appartenenza etnica. Ma un morto non può mica abiurare!, diranno i miei piccoli lettori. E allora cos'è che, secondo voi, farebbero i vostri padri ogni notte nel buio fitto delle loro camere, in lacrime al fianco di una brutta copia che russa della donna che un tempo amavano?

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