Zeugma n° 22


Zeugma è stata una rubrica che ha avuto a che fare con recensioni occulte di film: ovvero, apparenti discorsoni sui massimi sistemi e sui cazzi miei che, in verità, erano soltanto divagazioni guidate su trame di pellicole di cui non è mai stata fatta menzione esplicita. Nell'ordine, abbiamo parlato di Kaufman, Iványi, Noé, Knautz, Andersson, Salce, Ferreri, Pier Francesco, Damiani, Loach, Franco, Zhao, Makridis, Brocani, Zeller, Gelormini, Terzić, Wheatley, Becker, Dupieux, Balaban. Ogni pezzo ha avuto sempre e solo una contrainte, per dirla con Queneau: l'utilizzo sovraesteso di frasi esistenziali per ingenerare ulteriore fastidio e incertezza in chi ascolta. Esplicito oggi tutte le regole del gioco non perché, magari, questa sia effettivamente l'ultima rubrica che debba mai curare per una trasmissione radiofonica - oddio, forse lo sarà pure, ma al momento nessuno può dirlo con certezza: no, lo dico perché, mentre noi facciamo metarealtà e ridiamo delle disgrazie nostre e altrui per dimenticarci anche solo per un attimo della vita che siamo costretti a sopportare ogni giorno, il fastidio e l'incertezza, quelli reali, che non appartengono ad un altro piano di narrazione, continuano ad inquinare quest'illusione. Oggi è successa una cosa terribile, una delle troppe di quest'anno: ci ha lasciati improvvisamente il compagno Libero De Rienzo, 44 anni appena, nessun problema apparente. Eppure ci ha lasciati, in un tempo molto minore di quello che ci sto mettendo a scrivere questa rubrica. Ci ha lasciati senza aver potuto salutare nessuno. Lo salutiamo noi, allora, per quello che possiamo, esplicitando come detto le regole del gioco e consigliando a tutti - a chi ha amato Santa Maradona, a chi l'ha odiato, a chi si è fatto due risate coi film della Breillat, a chi si è affezionato alla saga di Smetto quando voglio, a chi si è commosso con Fortapàsc e Miele - il suo debutto registico, Sangue, del 2005. Un film strabordante, eccessivo, imperfetto, coraggioso e logorroico assieme. Non ne parleremo ulteriormente, anche perché porta un sottotitolo che ben riassume la nostra posizione in merito all'intera vicenda: la morte non esiste. Buona vita a tutte e tutti.

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