Zeugma n° 18

C'è un termine chiave della filosofia presocratica, àpeiron, che pare abbia introdotto per la prima volta Anassimandro e che ha creato da sempre innumerevoli problemi interpretativi. Il significato letterale è "infinito", "illimitato", e dovrebbe tecnicamente indicare il principio costituente dell'universo, una materia oltre la materia, indeterminata e indistinta, nella quale gli oggetti atomici perdono la loro individualità e i tratti oppositivi distintivi si annullano a vicenda, tornano a sovrapporsi. Tutto bene fino a quando Giovanni Semerano, probabilmente per un colpo di sole, non ha pensato bene di creare scompiglio e di far derivare àpeiron da una parola accadica indicante la "terra": unica possibile conclusione logica di queste elucubrazioni, quella di reinterpretare Anassimandro e i 2500 anni di filosofia occidentale direttamente conseguenti alla luce della buona saggezza biblica della finitezza transitoria, "polvere sei e polvere ritornerai". (Un saluto al nuovo governo nazista di Bennett.) Ovviamente l'interpretazione di Semerano è fantaetimologia senza alcun senso, ma c'è un preciso collegamento logico tra l'anelito alla visceralità di Madre Terra, l'eterno presente fuggevole della transienza e la situazione di emergenza pandemica che, siamo già stati avvisati sia dai saggisti che dagli scienziati, sarà solamente la prima di molte nel prossimo futuro. Ci sono complicate parateorie su come il tecnoliberismo nelle sue manifestazioni più sfrenate altro non sia che una circonvoluzione a 360° del buon vecchio irrazionale paganesimo: di come sotto l'acciaio futuribile si nascondano le rune incise su pietra, e di come il casco in dotazione agli esploratori dell'estremo non protegga tanto dagli agenti patogeni, quanto dalle recrudescenze della superstizione. Lo scopo, dopo così tanto tempo, rimane in fondo sempre lo stesso: dominare la natura al punto tale da arrivarne al cuore, da penetrarne la più intima essenza, per trascendere dallo stadio di creature a quello di creatori. È un'ossessione faustiana che porta al delirio e che, non casualmente, sta popolando i microcosmi di tutta una serie di recentissimi horror: gli horror del lockdown, della pandemia, della reclusione, dell'implosione in sé stessi. Gli horror di chi, in un bunker, sogna di lanciare l'assalto al cielo. I superhorror della superverità.

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