Zeugma n° 9


C'è una frase di Trockij che viene spesso citata nella vulgata popolare, oltre il contesto e i destinatari originali cui fu rivolta, per simboleggiare la rottura totale dell'evento della Rivoluzione bolscevica rispetto alla storia globale in cui si inseriva. È l'ultimo e più sublime atto di disprezzo del comandante in capo dell'Armata rossa verso il gruppo dei menscevichi che predica prudenza e compromesso nella delicata fase di transizione oltre il governo provvisorio di Kerenskij: la profezia, plumbea e minacciosa, che vede relegati i tatticisti nel posto che loro compete, quello della spazzatura della storia. Trockij, come tutte le figure messianiche, aveva torto. La spazzatura della storia è solo un alone di nebbia generato dal passaggio incessante dell'acqua di un fiume inpiena, superato il quale tutto torna come se niente fosse successo. Ogni istante, separato dalla sua storicizzazione, disconnesso dalla memoria che ne ha definito forma e carattere, viene così reintepretato indifferentemente, ridisegnato arbitrariamente. C'è un altro andante, quello del si-stava-meglio-quando-si-stava-peggio, che contiene un grande fondo di verità: non è il passato ad essere migliore del presente, siamo noi che non ci ricordiamo un cazzo, o forse vogliamo non ricordarci un cazzo, ed ecco che l'angolo più sudicio della spazzatura della storia risplende come il più opulento degli Eldorado. C'era, a suo tempo, un fotografo con la colpa di vivere nel luogo e nel periodo peggiori per la sua spiccata estroversione: un paradiso in cui i treni arrivavano in orario, le paludi venivano bonificate con gran dispendio d'energie e risorse ed in fondo poco importa se a qualcuno veniva cucito addosso un ruolo di colpevole che non si addiceva affatto alla propria personalità. In fondo un colpevole c'è sempre, non è forse vero? Così cpme sempre c'è un momento di gloria, una battuta equivocata, un'adolescente che mente. C'è un mostro trovato e un altro perduto, c'è un uomo loquace ed un altro silenzioso, uno dietro e l'altro dentro la bara e un'unica, grande morale: l'età dell'oro esiste solo nel cervello di chi ne parla.

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