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Visualizzazione dei post da giugno, 2020

We Insist!, ep. 3

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Ho avuto l'onore e l'opportunità di curare, per i compagni di Seize the time , la terza puntata di We Insist!, il loro podcast resistente settimanale, dal titolo  Una difficile modernità. La library music nell’Italia degli anni ’70 . Lo potete ascoltare qui . Di seguito la scaletta: 1) Amedeo Minghi - Lustful (da Flipper Psychout , 2010) 2) Oronzo De Filippi - Industria Metallurgica (da Meccanizzazione , 1969) 3) Alessandro Alessandroni - Viabilità (da Industrial , 1976) 4) M. Zalla - Stato D'Ansia (da Mondo Inquieto , 1974) 5) Farlocco - Superpotenza 2 (da Tecnologia , 1974) 6) Amedeo Tommasi - Ciclo Produttivo (da Synthesiser , 1973) 7) Girolamo Ugolini - Costante Triste (Con Tema) (da Nel Mondo Del Lavoro , 1975) 8) Daniela Casa - Pericolo (da Società Malata , 1975) 9) Egisto Macchi - Motovedette (da Nucleo Centrale Investigativo , 1974) 10) L.U.C.A. - Anni Verdi (da I Semi Del Futuro , 2016) 11) ROTLA - Effetto Notte (da Trasmissioni

Ciò che non perturba non rinforza

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Nelle lingue del mondo esiste questa trasversale anomalia, una smagliatura nella perfetta rete che si suppone costituisca il modulo della grammatica universale: la difficoltà di morfologizzazione di una forma tempo-aspettuale che corrisponda a quello che viene definito “presente perfettivo”. Detta in termini appena più potabili, sono poche le lingue del mondo che nel proprio inventario grammaticale possiedano una forma la cui semantica rimandi ad un evento che si svolga nel presente e al contempo sia puntiforme, che sia congruente con il momento dell’enunciazione ma si esaurisca nell’istante in cui venga evocato nell’enunciato. Le ragioni formali di quest’asimmetria sono piuttosto complesse da esporre e sintetizzare, ma la motivazione cognitiva ad esse sottesa è facilmente comprensibile: risulta difficile concettualizzare un evento i cui limiti siano tutti contenuti entro il lasso di tempo fisico che serve ad un parlante per riferirvisi. Forse, a dire il vero, nel mondo reale una

Jack Torrent e le sue sette note in nero

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Un mese e mezzo fa Massimo Martellotta, noto ai più come chitarrista dei Calibro 35, ma al contempo titolare anche di una discografia solista di tutto rispetto e attivo da molti anni nel campo delle sonorizzazioni commerciali , ha annunciato il suo nuovo progetto, significativamente intitolato Proiezione Privata . Si tratta di una sorta di disco breve on demand , che fino allo scorso 3 giugno si poteva ottenere solamente a pagamento e solamente dalla pagina Bandcamp dell'artista. Due le tariffe: per 19 € si acquistava il pacchetto base, per 25 € c'era la possibilità supplementare di fare una chiacchierata su Skype con Martellotta e curiosare per una mezz'oretta fra gli armamentari del suo studio casalingo. L'idea ha un fondo smaccatamente imprenditoriale, da qualsiasi prospettiva la si osservi: lo strumentista, come d'altronde da etimologia, si riduce ad artigiano al servizio della volontà altrui, artista a chiamata o per meglio dire a click, creatore di con

America, the brutalful

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Non ho mai creduto all'America iconica e brandizzabile dell' american dream , la terra dove se si vuole tutto si può, dove la felicità è un diritto costituzionale, dove il self-made man bianco, orgoglioso, indipendente, amante della libertà (propria) e della democrazia (altrui) è l'incarnazione flesh and blood di un modo di essere e di vivere appropriatamente definito larger than life . Non ho mai creduto all'ecumenismo da caucus dei cori gospel che si esibiscono per platee di WASP educatamente annoiati, non ho mai creduto alla retorica dei film-manifesto spielberghiani né ai dischi dell' ultimo Bruce Springsteen (qualcuno direbbe di tutto Bruce Springsteen), non ho mai creduto all' ambientalismo di Al Gore né al fiero patriottismo dei cantanti country del Texas, dell'Alabama, del Delaware. Non ci ho mai creduto, anche se questi e altri stereotipi fanno parte delle istituzioni di semiotica pop cui siamo mediaticamente esposti sin dalla tenerissi