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Visualizzazione dei post da febbraio, 2020

Logico e paraconsistente

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Sono dovuto andare a ricontrollare, perché chiaramente non ne ricordavo i dettagli, ma la sostanza sì: Matteo 5, 17-37 , una veemente tirata di Cristo contro chi trasgredisce i precetti che garantiscono l'ingresso al regno dei cieli. Questo regno dei cieli parrebbe essere una destinazione imperdibile (anzi, come diceva un grande filosofo dei nostri tempi, destinazione paradiso città ) se per entrarvi uno debba essere messo in condizione di amputarsi la mano , o deorbitarsi il bulbo , che volente o nolente si ponga in contrasto col grande obiettivo. Ad un certo punto Cristo, come Wittgenstein munito di attizzatoio di fronte ad un giovane Popper, sbraca di brutto ed intona il j'accuse definitivo: guai a chi giura sul Cielo e sul Re, o addirittura su sé stesso, perché, cito testualmente, "non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello". Questo porta ad una sola conclusione: il valore di verità di ogni enunciato prodotto da un individuo nel corso della p

Parassiti e universali

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E così, per la prima volta in assoluto, ha vinto un film non americano. Ha vinto il parassita sudcoreano, la lotta di classe al tempo dei social network e dei bunker antiatomici, i poveri che risalgono dalle fognature e dagli scantinati e contaminano la purezza hi-tech dei ricchi, il loro odore neutro, la loro voglia di fare ancora l'amore. Non è la prima volta che Bong (vabbè, non faccio nemmeno la battuta sul cognome), dicevo, non è la prima volta che Bong parla di scontri classisti e di degenerazione del capitalismo - ammesso e non concesso che ne esista anche una variante non degenerata . Era già successo, a memoria, sul treno in costante movimento di Snowpiercer e con i giganti maiali modificati di Okja (qualcosa che, per chi fosse curioso, fa già capolino in un curioso film del 1968 di Francesco Casaretti, Eat it! , dove recita per la prima volta Paolo Villaggio): ma sia Snowpiercer che Okja, a differenza di Parasite, erano film abbastanza mediocri, almeno secondo il

Metterci "classe" nella lotta

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Mi cade lo sguardo, sovrappensiero, e immediatamente sobbalzo - non voglio, non posso crederci. Riguardo meglio: non me lo sono sognato, è davvero lì. Come un terrapiattista a capo della NASA. Come un rutto in chiesa . Come una vignetta di Marione tra un caffè e una citrosodina . Me ne sto lì, seduto sulla sedia di questo ristorante che gode di buona fama nel posto in cui mi trovo - è, per capirci, lungo il viale che dal parco cittadino porta direttamente alla fortezza dove ogni anno si tiene un rinomato festival internazionale -, un ristorante, dicevo, dove si mangia bene e si spende il giusto, un giorno mi prenderò del tempo per insultare gravemente tutti quelli che ad ogni cosa rispondono "il giusto" - quanto hai speso? il giusto, ti manco? il giusto, quanti mesi di vita mi rimangono? il giusto, ma dicevamo, insomma, bel posto, bel menù e però terribile estetica, un'accozzaglia di arredo da lounge bar e finti scaffali da studio di architettura riempiti di l

Chi ha paura della morte?

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So che non è una scelta popolare, ma oggi vorrei lasciare per un attimo da parte le facezie e affrontare un argomento un po' più serio, che mi sta a cuore. È uno di quegli argomenti che, come ogni convitato di pietra , pervade le nostre esistenze quotidiane, infesta ogni nostro gesto e ogni nostro pensiero. Eppure, per qualche motivo, non se ne parla mai volentieri. Sarà che lo abbiamo vissuto da piccoli, sulla pelle di amici, amori e parenti, riflesso negli occhi delle persone a noi più care: sarà che il turbocapitalismo non ammette vuoti e assenze che siano più grandi dei vuoti e delle assenze che ne divorano la struttura. Ma, insomma, l'unica cosa che si deve fare in vita, a ben vedere, è morire : ed è di morte, della nostra morte nello specifico, che oggi vorrei parlare. Vi chiedo, voi avete paura della morte? Io, vi devo dire la verità, non particolarmente, e non certo perché sia pascaliano, ma perché sono ben cosciente del fatto che della morte si possono, fors