Controfattuale (25 a-c)

Meno male che, una volta catturato l'orso killer che si era apparentemente reso responsabile di cinquecentonove aggressioni in dodici giorni nelle foreste di conifere attorno a Milano, ci si rese conto, in realtà, che si trattava di Carlo Calenda con indosso un costume approntato da Sergio Stivaletti e che gli attacchi alle sventurate vittime erano stati degli stunt che avrebbero fatto parte integrante del film-evento dell'anno, il ritorno dietro la macchina da presa di Dario Argento dopo uno iato di quarantadue anni. Calenda aveva accettato di prestarsi all'operazione perché, nel più grande piano architettato in segreto nella sua testa, voleva mettere in rilievo l'assoluta inefficienza delle politiche di sicurezza del governo guidato da Giancarlo Magalli, discreditandone con questo la linea politica e rilanciando il proprio movimento centrista. L'imprevisto era tuttavia dietro l'angolo: sette delle cinquecentonove aggressioni ricostruite sul set finirono effettivamente con la morte delle vittime, il più delle volte per improvviso arresto cardiaco. Quando Calenda venne scoperto, venne incriminato per direttissima a novecento anni di colonia penale, decretando la fine definitiva del partito unico centrista. Magalli, invece, venne eletto plenipotenziario all'ordine pubblico e con la scusa del controllo sui plantigradi sterminò tutta l'opposizione interna.

Meno male che, una volta sradicata manualmente la trachea dalla gola dell'ultimo dissidente, Putin rimase ufficialmente l'ultimo uomo sul terreno della Federazione Russa. In un ingegnoso colpo di teatro, durante uno dei numerosi momenti di solitudine in cui aveva preso l'abitudine di dialogare con sé stesso, riuscì a fabbricare delle finte prove per un finto capo d'accusa per un crimine di cui lui stesso si imputava, ma che, naturalmente, non aveva mai commesso. Fu il primo caso nella storia umana in cui giudice, pubblico ministero e imputato erano la stessa persona, nonché il caso di deliberazione più veloce di sempre. Putin, ovviamente, si riconobbe dissidente, si condannò alla pena massima prevista dal codice da lui stesso scritto e si spedì da solo ai lavori forzati, controllato a vista da sé stesso, senza concedersi nemmeno la grazia presidenziale per buona condotta.

Meno male che il trend dei cantautori italiani filosofeggianti e con i capelli unti subì un'importante battuta d'arresto quando si scoprì che alcuni di loro, nel tentativo di superare in disgusto estetico i propri rivali, avevano cominciato ad apprendere dai fenicotteri l'arte dell'autoregolazione corporea, pisciandosi e facendosi pisciare in testa per mantenere la mente fredda e il crine lurido. Un giorno, un fuorionda su Battiti causò una catastrofe diplomatica: il sempre morigerato Pino Saulo se ne scappò, a microfoni inavvertitamente aperti, con un "quelli lì puzzano da far vomitare", senza nemmeno bisogno di specificare chi fossero quelli lì. Tanto bastò per un'inversione di rotta a trecentosessanta gradi: da quel momento in avanti il proscenio venne conquistato da musicisti semplici e, soprattutto, scrupolosi fino all'ossessione nella cura della propria igiene personale. Le star di un tempo vennero dimenticate: alcuni diventarono alcolizzati, altri provarono a lavarsi, ma lo shock del sapone dopo lunga astinenza causò svariati decessi in serie. Così è la vita, d'altronde.

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