Senza estensione



Vi devo fare una confessione: per me Chomsky ha ragione. Di più: l'ha sempre avuta. E non parlo certo dei conflitti ebraico-palestinesi - a proposito, saluto i due sponsor, Soros e bin Salman... né tantomeno delle teorie sull'11 settembre - a proposito, il mio amico!, saluto il mio amico John Cena, che in diretta ha celebrato quella panzana incredibile sulla morte di bin Laden!... no, ecco, parlo di lingua. Non la nostra lingua: lingua, senza articolo. Lingua, cioè, come capacità biologica propria dell'essere umano e in lui stesso innata. Lingua, quindi, come proprietà di combinare un numero discreto di elementi per generare combinazioni potenzialmente infinite, che siano rette sulla gerarchia (come Sanremo) e sulla ricorsività (come Radio Sherwood). Non può essere diversamente da così: se la lingua... cazzo, mi è scappato l'articolo... vabbè. Se la lingua servisse per comunicare, dovremmo fare tabula rasa di tutte le ambiguità, le vaghezze, le imprecisioni, i fraintendimenti e i malintesi che sottendono ad ogni minimo contesto comunicativo - e secondo me, per inciso, Gavrilo Princip era humboldtiano. Ma stiamo perdendo il filo del discorso - appunto.

Chomsky, allora, ha ragione. Ma - sistema binario in crash - ha anche torto. Dite, che ne è di quella tremenda responsabilità, propria dell'immaginazione e della convenzione, o di una copula donnasessuale tra le due, di dare i nomi alle cose? Facciamo così: io produco una stringa sintattica, squaderno una struttura gerarchica da inondare di forme logiche e di polpa fonologica. E però sta di fatto che per me 'cane' è il nome comune del cane, 'Amadeus' il nome proprio di mia madre, 'citofono' è lo strumento preferito da Salvini e tutto questo perché l'immaginazione di molti prima di me ha copulato donnasessualmente con le convenzioni attorno a loro, con questo generando i nomi.

Coi nomi bisogna stare attenti. Si rischia di usarli male, i nomi: oserei dire, di deprivarli di autentico significato. Difatti, chi vuole davvero fare del male, abolisca i nomi. Renda nulla la loro estensione. Lo dico con tutta la serietà di cui dispongo, anche se, come ben sapete, il parere degli expat non conta, soprattutto da quando mi sono regalato un dorato autoesilio qui, fuori da... nella città di... in quella regione di quel paese lì, ecco... da dove, naturalmente, conduco la mia seconda trasmissione radio, quella nascosta, di cui non sapete niente, quella per...

Ma permettetemi di fare un esempio. Proprio oggi, in questa città, passeggiando per una delle sue vie centrali, noto questa insegna: un ristorante che propone piatti di soli broccoli. È un'idea così balzana che non posso non entrare per approfondire. La ragazza che serve mi squadra. Io la squadro. All'unisono, lei mi offre il menù che le sto chiedendo. Un sorrisino, così. E poi l'orrore, l'orrore, kurtziano. Vedo paste, risotti, hamburger, insalate. Non vedo i broccoli. Controllo di essere nel posto giusto: ma sono nel posto giusto, un po' fighetto, un po' casual. Anchilosato, chiedo lumi sull'assenza di broccoli in un ristorante che si fregia di proporre piatti di broccoli. Lei torna a squadrarmi, apre la bocca per rispondermi a tono, poi rinuncia. Lo vedo: è il tradimento del nome. È la tragedia dell'estensione. È il declino della copula femminosessuale: per la gioia di Noam Avraam Chomsky e dei suoi due nipotini, Merge e Move.

Muore, oggi muore la convenzione. Alché sorge un dubbio: ma se la convenzione era così intelligente, perché allora è morta?

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